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Sostenibilità
Criteri ambientali minimi: cosa sono i CAM e come si applicano all'illuminazione
Tempo di lettura: 4 min

I Criteri Ambientali Minimi (CAM), creati nell'ambito del Piano di Azione per la Sostenibilità dei Consumi della Pubblica Amministrazione (PAN GPP), sono requisiti ambientali richiesti dalla PA per determinare la migliore soluzione progettuale, prodotto o servizio dal punto di vista ambientale per quanto riguarda l’illuminazione e l’edilizia.

 

L’applicazione dei CAM è stata resa obbligatoria da parte di tutte le stazioni appaltanti dal Decreto Legislativo del 28 dicembre 2015 n. 221 e, successivamente, anche dal D.Lgs 50/2016. Nonostante l’adozione di tali requisiti non sia più molto recente, ancora oggi, con le nuove esigenze legate ai consumi e al benessere visivo, le sfide progettuali sono aperte.

 

L’obiettivo dei CAM è quello di introdurre sistemi di illuminazione green a basso impatto energetico e, al contempo, di promuovere modelli di produzione e consumo più sostenibili e di carattere circolare, oltre che l’occupazione green.

Il dibattito sui CAM illuminazione per interni, esterni e illuminazione pubblica

Oltre che ambientali e occupazionali, gli obiettivi dei requisiti ambientali minimi di illuminazione vertono sulla razionalizzazione dei consumi, quindi delle spese, per la Pubblica Amministrazione.

 

Certamente, un intervento di questo tipo risponde all’esigenza di contrarre i consumi della luce in un periodo storico di forte tensione internazionale e di crisi economica, tuttavia, non è esente da dibattiti.

 

Il XX Congresso Nazionale AIDI (Associazione Italiana di Illuminazione) ha avuto come oggetto il rapporto tra innovazione e illuminazione, argomento che di certo non esula i CAM. Le richieste da parte della Pubblica Amministrazione sono, in sintesi:

 

● l’uso di sistemi di illuminazione a basso consumo energetico ed alta efficienza luminosa (uguale o superiore a 80 lm/W con resa cromatica uguale o superiore a 90 per ambienti interni, pari a 80 per gli esterni) e costruiti con materiali separabili per consentire il corretto smaltimento;

● l’uso di sistemi domotici, coadiuvati da sensori di presenza in modo da non sprecare corrente;

● utilizzo di moduli LED per impianti pubblici, seguendo rigide prassi di installazione, manutenzione e smaltimento.

 

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Nel corso del Congresso Nazionale AIDI si è evidenziato che spesso i CAM pongono dei limiti a quelli che sono i requisiti minimi di sicurezza e vivibilità delle zone urbane, prestando maggiore attenzione invece all’inquinamento luminoso e al risparmio energetico. Altro aspetto, che poco viene considerato e talvolta sottovalutato, è la progettazione dei sistemi, spesso piatti, non efficaci né per il comfort visivo né tantomeno per la valorizzazione della zona di installazione.

 

L’illuminazione non ha solo lo scopo di rendere maggiormente visibili le aree circostanti, ma anche di creare benessere visivo, valorizzare la zona, promuovere l’interazione sociale e anche salvaguardare non solo gli esseri umani, ma anche gli altri viventi che non devono risentire dell’inquinamento luminoso.

Prospettive di applicazione dei CAM nei progetti

Ciò che progettisti, ecologisti, ingegneri e cittadini attendono è un insieme di soluzioni di illuminazione che certamente possano accontentare le esigenze della Pubblica Amministrazione in termini di contrazione delle spese per il consumo di luce, ma anche antropocentriche ed ecocentriche.

 

Manca poi un ragionamento specifico sui budget da destinare agli investimenti per progetti legati ai CAM: le amministrazioni investono sempre meno nei propri impianti, con l’inevitabile risultato che l’attenzione sia spostata sul risparmio e sul contenimento dei costi piuttosto che sul benessere di chi usufruisce dell’illuminazione.

 

I CAM per il servizio di illuminazione pubblica non dovrebbero portare la PA ad agire al ribasso, ma a trovare soluzioni che incontrino le esigenze delle persone e dell’ambiente.

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