Gli impianti elettrici civili sono sempre più popolati da dispositivi elettronici sensibili come computer e server, sistemi di automazione, elettrodomestici smart, che rischiano danni irreparabili in caso di picchi di tensione. Scegliere uno scaricatore di sovratensione adeguato è una decisione fondamentale per garantire la sicurezza dell’impianto e prevenire costi imprevisti.
A cosa serve uno scaricatore di sovratensione in un impianto elettrico civile
Noto anche come SPD (Surge Protective Device), uno scaricatore di sovratensione scarica l’energia in eccesso generata da picchi improvvisi di tensione, proteggendo l’impianto e le apparecchiature collegate. Può essere di tre tipologie:
Tipo o classe 1: si installa all’ingresso dell’impianto e ha il compito di deviare le sovratensioni generate da fulminazioni dirette. È progettato per resistere a forme d’onda ad alta energia, assicurando la dispersione sicura verso terra.
Tipo o classe 2: posizionato a valle del quadro elettrico principale, protegge dagli effetti di sovratensioni indirette e di commutazione. Funziona grazie a varistori e spinterometri e costituisce il livello minimo di protezione previsto per gli impianti residenziali e del terziario.
Tipo o classe 3: si applica in prossimità di apparecchiature delicate come PC, server o PLC. Fornisce una protezione puntuale, integrando quella degli SPD di tipo 1 e 2, e può essere incorporato in prese multiple o piccoli quadri locali.
Quando e dove installare uno scaricatore di sovratensione
La norma CEI 64-8 indica, nella sezione 453, i casi in cui l’installazione degli SPD diventa obbligatoria. In particolare, per impianti residenziali di livello 3, ovvero quelli di home e building automation più complessi, la protezione deve essere prevista a prescindere dal calcolo del rischio (CRL).
Per garantire una protezione efficace, il collegamento degli scaricatori di sovratensione deve essere effettuato con attenzione e deve seguire posizioni consigliate secondo uno schema preciso:
Scaricatore di sovratensione di tipo 1 nei quadri generali,
Scaricatore di sovratensione di tipo 2 nella distribuzione secondaria,
Scaricatore di sovratensione di tipo 3 vicino alle utenze finali.
In questo modo, la protezione si distribuisce su più livelli, coprendo sia le linee di alimentazione sia quelle di distribuzione dell’energia ai dispositivi.
Tipologie di scaricatori di sovratensione: quale scegliere per la casa o il condominio
La normativa IEC 61643 distingue i dispositivi nei tre livelli già menzionati (tipo 1, 2 e 3) a seconda della natura delle sovratensioni. Ma altrettanto importante è il principio di funzionamento:
Gli scaricatori a innesco e commutazione sono basati su spinterometri e fanno scattare un arco elettrico quando la tensione supera la soglia, garantendo affidabilità e capacità di scarica elevata.
Gli scaricatori a limitazione sfruttano varistori a ossido di zinco, che intervengono con tempi molto rapidi mantenendo stabile la tensione ai morsetti.
Gli scaricatori combinati integrano i due sistemi, riducendo il tempo di intervento e offrendo un livello di protezione preciso e versatile.
In ambito civile la scelta del dispositivo dipende dal livello di esposizione ai fulmini, alla complessità dell’impianto e alla sensibilità delle apparecchiature da proteggere.
Cosa protegge uno scaricatore di sovratensione e quali danni evita all’impianto?
I danni da sovratensione elettrica possono essere notevoli: dalla perdita di dati su computer e server fino al guasto di elettrodomestici, sistemi domotici e apparecchi di automazione. Non si tratta solo di costi economici, ma anche di disservizi e tempi di fermo difficili da gestire.
Un corretto collegamento dei limitatori di sovratensione e una manutenzione periodica consentono di ridurre drasticamente questi rischi. Gli SPD infatti assorbono e deviano le sovratensioni, impedendo che raggiungano i dispositivi finali. È bene ricordare che il loro ciclo di vita dipende dal tipo di intervento oppure da quante volte e da quanta energia hanno scaricato verso terra. Per questo motivo, devono essere sostituiti regolarmente per garantire continuità di protezione.
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