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Mobilità
Mobilità urbana sostenibile: i casi italiani di successo
Tempo di lettura: 3 min

La sempre maggiore consapevolezza ecologica dei consumatori sta portando a una profonda trasformazione nel settore automotive: da una parte si delinea una nuova mobilità del futuro, caratterizzata da vetture più ecologiche, dotate di livelli crescenti di automazione e connettività, dall’altra si sta modificando il concetto stesso di auto privata, si sta diffondendo sempre più un ecosistema di servizi di trasporto più flessibili e cresce quotidianamente la disponibilità di quelli alternativi. L’elettrificazione ovviamente rappresenta una parte essenziale di questa trasformazione. Ecco alcuni esempi virtuosi legati al cambiamento che stiamo vivendo.

 

Bergamo Virtuosa

Bergamo è tra le città più attente al processo di mobilità sostenibile, è infatti saldamente tra le prime dieci province italiane con il più alto immatricolato elettrico, specialmente se rapportato al numero di abitanti. L’amministrazione sta facendo investimenti sulla mobilità elettrica sia pubblica, ad esempio con l’acquisto di diversi autobus elettrici, sia collettiva, promuovendo il car sharing elettrico e la micro-mobilità elettrica, come nel caso dei monopattini. Tra la città e la provincia sono già centinaia le colonnine di ricarica per auto elettriche, anche se ancora manca un database unico che unisca i punti di ricarica privati e quelli pubblici. Bergamo si è inoltre dotata di un Piano urbano della mobilità sostenibile: uno strumento di pianificazione strategica che, in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo (10 anni), sviluppa una visione di sistema della mobilità urbana proponendo il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

 

A Milano Portanuova il primo car shering di quartiere

Nella zona milanese di Porta Nuova è possibile sfruttare il nuovo servizio ELEC3City che consente di utilizzare in sharing vetture 100% elettriche. Oltre ad avere vantaggi dal punto di vista ecologico sulla città di Milano e sul quartiere, il servizio vuole far provare cosa vuol dire muoversi in elettrico a chi magari è ancora un po’ scettico rispetto all’utilizzo di questo tipo di vetture. ELEC3City costituisce il primo esempio in Italia di car-sharing elettrico legato a un distretto specifico di una città e con l’intento di rendere facile la gestione di questo tipo di auto all’interno della metropoli. Le vetture sono raggiungibili in un parcheggio ben posizionato nel quartiere e il servizio è accessibile attraverso una mobile app dedicata, con tariffe particolarmente vantaggiose. Alla ricarica e alla manutenzione ci pensa integralmente il gestore.

 

Rimini città a trazione elettrica

La cittadina romagnola è da sempre attenta ai servizi richiesti dai turisti: negli scorsi anni ha adottato lo sharing di auto, bicilette e monopattini, e dal 2018 sta mettendo in atto un processo di pianificazione delle colonnine di ricarica per vetture elettriche.

Quattro anni fa il Comune ha infatti individuato l’operatore economico con cui stipulare la convenzione per l’installazione e la gestione di strutture di ricarica elettrica su suolo pubblico ad uso di privati. L’ecosistema delle colonnine segue uno schema distributivo funzionale capillare: le nuove infrastrutture di ricarica pubbliche sono collocate nei punti urbani nevralgici a seconda degli assi di traffico maggiormente intensi, dei nodi intermodali e delle centralità diffuse più visitate da residenti e visitatori, favorendo anche le cosiddette aree “a domanda debole”, cioè porzioni di territorio, con domanda di trasporto bassa o medio-bassa caratterizzate da una considerevole dispersione.

 

La Sardegna punta sulle PMI per punti di ricarica

La Sardegna ha emanato un bando per assegnare fondi alle imprese che vogliono installare le colonnine fast e si trovano lungo le principali arterie stradali sarde o nelle zone industriali. Gli aiuti consistono in un finanziamento fino al 75% a fondo perduto, con un massimo di 30mila euro per azienda, a patto che l’energia derivi al 100% da rinnovabili.

Il contributo è esteso anche alle piccole e medie imprese che non dispongono di un impianto fotovoltaico e a quelle presenti nelle zone industriali. I beneficiari dovranno garantire l’accessibilità h24 e le colonnine dovranno essere localizzate lungo le principali reti viarie di collegamento della regione e nelle principali zone industriali, a tutto vantaggio delle aziende che vi operano.

 

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